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blogSe hai un blog devi necessariamente tenerlo aggiornato con pubblicazioni a cadenza regolare? Deve assomigliare di più a un giornale, o a un social network, oppure la continuità non è rilevante?

E’ una domanda che mi pongo perché tendo ad adottare la soluzione della discontinuità, ma in essa trovo alcuni elementi negativi. Se uno per caso, ad esempio, capita sul mio blog e vede che l’ultimo articolo è datato un anno fa, considererà questa pagina come affidabile? Al contrario, se l’ultimo post della pagina non è così interessante, ma è breve, veloce, ed esprime idee o semplici domande di qualche interesse, non sarà spinto a proseguire, a ritroso, nella lettura?

Torno a #scritturebrevi e ci associo, ancora una volta, il concetto di #segmenti. La scrittura del web, soprattutto dopo l’evoluzione dei social, possiede questa potenzialità in più: anche una nota veloce ha dignità di pubblicazione e, se non trova posto su facebook e su twitter perché richiede un ambiente più “privato”, che presupponga una precisa scelta di lettura, probabilmente il luogo ideale può essere il blog, che, quindi, è uno strumento di comunicazione e condivisione tuttaltro che superato.

Foto su: http://lullabellz.com/blog/oh-my-blog-hello-were-new-here/

selfie papaOrmai per me è quasi una tradizione l’appuntamento con i corsi di aggiornamento-preparazione all’esame di stato organizzati all’Ifg di Urbino dall’Ordine dei giornalisti delle Marche.

Come riflettevo ieri con i colleghi presenti alla lezione-chiacchierata, che ringrazio per l’interessante scambio di idee, il mio intervento ogni volta ha bisogno di essere ripensato quasi completamente. Se per esempio riproponessi all’uditorio le riflessioni sui social media di appena quattro o cinque anni fa, ci sarebbe tanto da sorridere.

La nuova lezione si intitola: “L’ufficio stampa ai tempi dei non-proprio-media” e quest’ultima espressione l’ho mutuata da un interessante post di Mario Tedeschini Lalli. In una nota del 2012 sul blog Giornalismo d’altri Tedeschini introduce il concetto di fungibilità, traducendo un contributo dell’architetto dell’informazione belga Stijn Debrouwere, che, a proposito del ruolo del giornalismo oggi, afferma: “Le cose non resteranno uguali per sempre e un settore economico non può sopravvivere solo sul proprio capitale simbolico come i grandi discorsi sulla democrazia e il Quarto potere. Se robe che non sono giornalismo intrattengono, informano e facilitano l’azione meglio delle robe che lo sono, non scommetterei sulla prosperità del giornalismo”.

Dunque nelle quattro (!!) ore a me assegnate, dopo un excursus normativo e storico, parto dalla foto che sta in testa al post per sviluppare questo tema, che, visto dalla parte degli uffici stampa, si traduce in una domanda: con chi parliamo adesso?

Ecco i link:

La comunicazione istituzionale lezione completa

La comunicazione istituzionale-1 LEGGI

La comunicazione istituzionale-2 STORIA

La comunicazione istituzionale-3 INTERLOCUTORI

Novità dell’ultimo anno: i social media entrano definitivamente a far parte del panorama comunicativo degli enti pubblici. Se, con l’affermarsi di Facebook, cinque o sei anni fa si discuteva dell’opportunità o meno di vietarne l’uso ai dipendenti in orario di lavoro, oggi, vista anche la presenza massiccia e generalizzata del popolo del web (e non solo) sulle diverse piattaforme, il dibattito è stato ampiamente superato. A questo punto comincia a delinearsi in modo sempre più netto la riflessione sull’efficacia della comunicazione social nel rapporto con il cittadino e, di pari passo, si sviluppa in quantità e qualità l’uso strutturato dei social nella Pa.

Tra le prime raccolte e interpretazioni di dati italiani sul tema, risultano interessanti il rapporto #TwitterPA 2012 curato da Giovanni Arata, e lo studio sulle Aziende di Promozione Turistica regionali condotto da Vincenzo Cosenza, Social Media Strategist e responsabile della sede romana di BlogMeter, società di analisi delle conversazioni in rete e delle interazioni sui social media.  

L’analisi, come spiega lo stesso Cosenza su Agenda Digitale in un post datato 11 dicembre 2012, “ha preso in considerazione oltre 920.000 interazioni avvenute sulle pagine Facebook e sui profili Twitter delle APT, al fine di individuare le migliori pratiche e i ritardi nella comprensione delle nuove meccaniche di comunicazione. Tre le risultanze principali:

–       il turismo sembra essere un asset di comunicazione molto potente ed efficace per la costruzione della brand identity regionale. Mentre, mediamente, le pagine ufficiali delle regioni risultano poco appealing per il cittadino, quelle gestite dalle APT riescono a generare più coinvolgimento;

–       le APT che riescono a stabilire un legame continuativo con il cittadino/visitatore sono quelle che hanno capito che la gestione dei social media non s’improvvisa, ma necessita di un investimento in risorse umane e finanziarie (spesso hanno un team dedicato e una strategia di comunicazione integrata). Ciò che ancora manca, anche nelle realtà più evolute, è la cultura della misurazione dei risultati, del tracciamento delle attività di comunicazione social;

–       L’uso dei social media è ancora molto promozionale e poco attento al supporto dell’utente. Su Facebook il tasso di risposta ai fan che postano in bacheca è basso. Ciò indica che si stanno perdendo delle grosse opportunità in termini di “Social CRM” ossia di cura del cliente o del prospect nelle fasi pre e post esperienza turistica.  

Nel dettaglio su Facebook, il social network più frequentato dagli italiani (vedi Osservatorio Social Media), è presente l’80% delle Regioni. Sei mesi di osservazione hanno permesso di cogliere lo stadio di evoluzione attuale, riassumibile attraverso una mappa di posizionamento, basata su tre elementi: numero di fan, engagement totale sviluppato (like, commenti, condivisioni, post degli utenti in bacheca), post scritti dal brand.

Il quadrante dei leader è occupato da VisitTrentino, che si contraddistingue per la capacità di coinvolgere i membri della sua community (290.323 interazioni generate sulla pagina dai suoi 61.266 fan), VisitSicily e Tuscany, che invece spiccano per una base di fan molto ampia e comunque piuttosto attiva (rispettivamente, 133.240 e 126.812 fan). Il Trentino ha anche il primato in termini di rapporto tra engagement e base di fan, vale a dire che per ogni mille fan ottiene una media di 52 interazioni sulla pagina.

Mentre la Toscana è quella che riesce a scrivere i post più coinvolgenti per la propria community, in pratica ognuno di essi mediamente riesce a generare 486 interazioni (siano essi semplici “mi piace”, commenti, condivisioni, post spontanei).

Tra gli “Engagers” (quelli che riescono a coinvolgere molto, pur avendo pochi fan) spuntano VisitSardinia (95.737 interazioni totali) e Liguria (59.597 interazioni), mentre al contrario, Südtirol e Puglia Events (dedicato, però, solo agli eventi) hanno un’ampio bacino di fan (rispettivamente 61.157 e 73.172), ma devono ancora capire come stimolarli costantemente (non raggiungono infatti le 30.000 interazioni in un periodo di 6 mesi).

Su Twitter siamo ad uno stadio embrionale. Le APT non hanno trovato la chiave giusta per relazionarsi al proprio pubblico di riferimento. I numeri sono molto più modesti. Turismo Emilia Romagna si segnala per il suo attivismo (851 tweet in un mese) e la capacità di usare bene le grammatiche del social network. In ciò ripagata in termini di menzioni (1.331) e di impression totali (oltre 9 milioni).

Nel quadrante principale troviamo anche VisitTrentino, al secondo posto per menzioni ricevute, e MarcheTurismo, che nell’ultimo mese ha visto aumentare i suoi follower del 22%.

Tra le strategie di content management vincenti si segnalano la pubblicazione di foto evocative, la copertura di eventi, le comunicazioni di servizio, il coinvolgimento degli utenti nella co-gestione della pagina (lo fa VisitTrentino che invita i fan a gestire i contenuti della pagina Facebook per una settimana, adottando la loro immagine come foto profilo ufficiale).

In definitiva le Regioni italiane hanno compreso che l’esperienza turistica passa dalla rete. Ora si tratta di dar seguito a queste attività, che spesso nascono come “campagne” one shot.

E’ necessario impegnare più risorse nella creazione di gruppi di lavoro dedicati in grado non solo di gestire con creatività e continuità una presenza sui social media, ma anche di creare le risorse digitali multilingua cui rimandare. Sembra incredibile, ma la realtà è che molto spesso mancano pagine web, video, audioguide pensate per i visitatori stranieri.

Infine una presenza in rete non può fermarsi alla mera promozione, ma deve essere in grado di rispondere alle richieste dei cittadini/turisti. Oggi invece chi gestisce i social media non è l’URP e quindi non riesce a rispondere compiutamente a causa dei rigidi steccati organizzativi e culturali presenti”.

 

#AndreMartinet #Martinet

tweetseatsLa Fondazione Arena di Verona, in occasione dei 100 anni del festival lirico, porta in Italia una novità, che negli Usa, a dire il vero, è già realtà da qualche tempo: i tweet seats. Sono posti riservati a chi vuole raccontare lo spettacolo in tempo reale via Twitter, sono offerti al prezzo speciale di 10 euro e collocati in una posizione speciale, per vedere bene e per non infastidire gli altri con la luce prodotta da smartphone e tablets. Il tutto, racchiuso in un hashtag: #arenadiverona100.

“L’iniziativa – si legge all’indirizzo ufficiale di riferimento tweetseats.arena.it – punta ad allargare il pubblico dell’Arena e a diffondere la cultura dell’Opera attraverso i social media”. I device dovranno comunque essere usati in modalità. silenziosa. Per candidarsi ad occupare il posto bisogna compilare il form presente sul sito inserendo tutti i dati e la condizione imprescindibile è, ovviamente, avere un account Twitter attivo: “un account pubblico, con almeno 1 mese di vita, almeno 1 tweet pubblicato nell’ultimo mese e più di 50 tweet pubblicati in totale”. I candidati sono di volta in volta contattati via e-mail (entro 24 ore dalla richiesta) in base alla disponibilità di posti in Arena.  L’obiettivo – spiega l’ente culturale – è fare del passaparola uno strumento di marketing, un mezzo per arrivare a chi non è ancora stato all’Arena di Verona: il pubblico piu’ giovane, digitale e iperconnesso.

La novità, dunque, sta nell’istituzionalizzazione del mezzo (Twitter per la musica), nel luogo, oltre che, forse, nel contenuto (musica lirica, e non più solo pop o rock, anche se non ho avuto tempo di controllare se questa è davvero la prima volta per la lirica). Ma Twitter e la musica, invero, collaborano già da un po’ e ogni artista adotta, di fatto, una modalità diversa di utilizzo. Infatti, come dice Jovanotti, Twitter è convesso: si parte da lì (dal mezzo), ma le possibilità di sviluppo sono infinite.

Lui (@lorenzojova), ad esempio, ne fa un uso molto narrativo e molto “artista-centrico”: penso al live per ringraziare il milione e mezzo di utenti che lo seguono sul social network , ma anche ai continui aggiornamenti prima dei concerti, soprattutto in fase di preparazione, in cui coinvolge i fan e le città ospiti, come con la sua recente richiesta ai followers di fotografare nei diversi luoghi, e poi twittare, i manifesti del tour 2013 negli stadi. Mi resta però un dubbio: al concerto di Ancona non sono riuscita a far partire neanche un tweet dagli spalti: sarà stata solo una questione di campo?

Perché penso anche al fatto che la convessità del mezzo è un’arma a doppio taglio e su Mashable (dietro segnalazione di daily wired) trovo infatti il caso di un utente di Twitter bandito da un concerto per aver criticato via Twitter uno degli artisti sul palco. La cosa è andata più o meno così: lui scrive una cosa sgradevole, poi si va a bere qualcosa. Si sente chiamare dal palco, si fa riconoscere e riceve, sempre dal palco, la notizia che sarà accompagnato fuori dalla security per aver scritto “shit on Twitter”. Così accade. Seguono, nei giorni successivi, scuse bilaterali e prese di posizione pro e contro, secondo le dinamiche social che ormai sono ben note a tutti gli utenti.

Leggo poi su daily.wired.it che già nel 2008 i R.E.M. aprirono, per quello che sarebbe stato il loro ultimo tour, un sito che aggregava e organizzava automaticamente tutti i materiali postati dai fan su YouTube, Flickr, Twitter, organizzati automaticamente per ogni singola data a partire dai tag: “La band fu tra le prime a intuire il potere del live tweeting musicale, con un account utilizzato per raccontare le scalette in diretta (esiste ancora: @remroaddog). Oggi è una pratica comune: gli artisti – e il loro staff – twittano dal palco, i festival pubblicizzano direttamente gli hashtag da usare per raccontare quello che succede. Si va da SongKick, popolare sito/app con calendari di concerti geolocalizzabili e personalizzabili in base ai propri gusti, a Setlist.fm, wiki di scalette di concerti, acquistato da Live Nation, il più grande promoter mondiale, che ha appena aperto i suoi Live Nation Labs, sezione di analisi dei big data e di sviluppo prodotti e servizi legati al mondo della musica live, che sta conducendo un’aggressiva campagna di acquisizioni di startup musicali, da Big Champagne a Rexly (@rexly n.d.r.)”.

Poi c’ è il caso delle twitter questions. Da una veloce navigazione su Google mi sembra che i più inclini a questa pratica siano gli One Direction. Ecco qua cosa succede ai concerti (che io, ovviamente, non frequento per motivi anagrafici). Ma c’è un’alchimia: non si tratta di puro Twitter. Surfando surfando scopro la domanda di una ragazza su forum.teamworld.it:

“Buonsalve.. 
Parlavo con una mia amica quando ci è sorta una domanda..
i twit che vengono letti durante i concerti, a cui i ragazzi rispondono, come fanno ad essere inviati? Il dubbio ci è sorto perchè oltre alla domanda e al nome del mittente c’è anche il posto occupato al concerto e volevamo sapere come si faceva.
Se riuscite a rispondere ve ne siamo molto grate.
Ali”.

E questa è la risposta: c’è un form da compilare su sonymusicemail.com (Sony Music), dove va indicato anche l’account Twitter se uno ce l’ha. Nello stesso form si chiede anche di registrarsi e il consenso per la ricezione di newsletter tematiche.

Mi viene da fare, a questo punto, una piccola notazione: il mezzo ormai è chiaro, il fine non sempre lo è.

Chiudo con il concerto di Bruce Springsteen (@Brucespringsteen), San Siro 2012: su rollingstonemagazine.it Paolo Madeddu ha raccolto le sensazioni social del live, con qualche commento ironico. Ci sono concerti più recenti di Springsteen, ma quello dell’anno scorso segna una data storica: per la prima volta “l’evento poteva essere socialcondiviso: la possibilità di passare da “Io c’ero” (1985) a “Io twittavo” (2012)”.

Cos’è la tecnica del cibo cinese? Leggete il twit-racconto qui sotto e lo scoprirete 🙂

#scritturebrevi, non solo un hashtag, ideato e condotto da

Francesca Chiusaroli